TEATRO ANGELI

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TEATRO ANGELI

Sabato 4 maggio presso la Sala Polifunzionale di Varenna, si terrà alle ore 21 si terrà il teatro “ANGELI”.

 

 

Liberamente ispirato al romanzo “Amabili resti” di Alice Sebold (Ed. E/O)

TRAMA
Susie ha quattordici anni ed è stata assassinata da un uomo che abita a due passi da casa sua; adescata da questo signore dall’aria per bene che abusa di lei e poi
la uccide. Una storia che toglie subito il fiato, per la violenza, la crudezza e lo strazio; una storia che non vorremmo ascoltare mai più. Ma in tanto dolore irrompe, inaspettatamente e
con forza dirompente, la vitalità di Susie: perché sarà proprio lei dall’alto del suo “personalissimo” Cielo (ovunque esso si trovi), che ci narrerà, dopo la morte, la sua storia; e lo farà con il candore, la delicatezza e lo spirito allegro e senza compromessi dell’adolescenza. Ci porterà per mano attraverso lo strazio della famiglia e degli amici; attraverso il freddo e disumano calcolo del suo assassino ed il ritrovamento, da parte della polizia, dei suoi resti. Ci commuoverà l’immensa malinconia con cui guarda verso una vita che l’ha abbandonata proprio quando era più piena di promesse, a partire da quel primo bacio mai dato al ragazzo di cui è innamorata.
E all’improvviso ci ritroveremo assieme a lei a fare il tifo per suo padre, quando capisce chi è il vero assassino e, pur non avendo le prove, cerca di incastralo.
Susie, dal suo angolo di cielo, diventerà, l’angelo custode di tutti coloro su cui poserà lo sguardo e sarà proprio lei, con la sua sconfinata dolcezza e l’insopprimibile forza
della giovinezza, che nemmeno la morte terribile è riuscita a spegnere, che aiuterà tutti, spettatori compresi, a riconciliarsi con la cattiveria ed il dolore del mondo.

 

IL PROGETTO
~Dato telefono azzurro
Nel triennio 2008-2010 sono stati segnalati all’associazione 570 casi di violenza sui minori. Dietro ai dati, una cruda realtà: in Italia sono ancora troppi gli abusi sessuali
sui minori coperti dal silenzio.
L’allarme arriva da Telefono Azzurro che spiega come una media di 191 casi l’anno sia inspiegabilmente e palesemente inferiore rispetto alla media degli altri Paesi. Telefono
Azzurro pone due importanti quesiti: gli abusi sessuali in Italia sono inferiori che nel resto del mondo? O forse è più ragionevole sostenere che in Italia è più difficile parlarne?
La violenza sui minori è, infatti, una realtà che spaventa e crea imbarazzo o forse, sarebbe meglio dire, complice omertà. E chi sono i carnefici? Anche in questo caso i dati raccolti
da Telefono Azzurro smentiscono il luogo comune che vuole il pedofilo come «un estraneo». Il pericolo si annida invece nel nucleo familiare: padri, madri, nonni, nuovi
conviventi e altri parenti. Se solo il 9,6% riguarda soggetti estranei, negli altri casi si tratta di soggetti esterni alla famiglia ma conosciuti: tra questi spiccano gli amici di famiglia,
gli insegnanti e i vicini di casa. È sbagliato, oltre che molto pericoloso, considerare i pedofili come figure estranee: orchi.
La realtà, come emerge chiaramente dall’asettica oggettività dei dati raccolti da Telefono Azzurro, è ben diversa. Il pedofilo è abile nel mimetizzarsi all’interno della comunità e a non suscitare sospetti.
Tutto questo contribuisce a rendere la pedofilia un fenomeno pervasivo e multiforme, che la società tende a rimuovere per vergogna o paura e la scarsità delle denunce in Italia rispetto ad altri Paesi è il risultato dell’assenza di adeguati interventi d’informazione e sensibilizzazione. Da molto tempo come compagnia teatrale sentivamo la necessità, umana ben prima che artistica, di confrontarci con la terribile piaga della pedofilia per provare a dare un minuscolo contributo alla sensibilizzazione e, se possibile, alla prevenzione con l’unico mezzo a nostra disposizione: il teatro. Abbiamo sempre esitato perché il nostro timore era quello di affrontare un argomento così delicato con le parole sbagliate. Temevamo di essere inopportuni o forse anche noi eravamo vittime inconsapevoli dell’imbarazzo paralizzante che si prova davanti alla parola pedofilo; uno sfondo sfocato dal quale distogliere lo sguardo: per non vedere, per poter dire io non potevo immaginare. I nostri timori sono svaniti dopo aver letto il bellissimo romanzo di Alice Sebold “Amabili resti”; da subito abbiamo capito che quella era la chiave giusta per parlare di violenza sui minori e sono state proprio le parole di Susie, protagonista, vittima e voce narrante, ad averci convinto.
La disarmante dolcezza con cui Susie racconta la sua terribile morte, il suo candore e l’ironia dei suoi quattordici anni permettono a noi di ascoltare una storia che mai più vorremmo sentirci raccontare.

 

 

 

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